giovedì 15 aprile 2010

assisteremo alla decadenza della nobiltà borbonica in chiave europea

la globalizzazione ha evidenziato il declino economico dell'Europa, di cui i primi segni si sono evidenziati alla fine dell'ultimo conflitto mondiale, dalla quale ne é uscita con una germania dimezzata, una granbretagna privata del suo ruolo mondiale e con il suo est europeo sotto il tallone della Russia di Stalin.
nel frattempo l'india, parte dell'indocina, la cina e nell'insieme anche altre nazione dell'oriente, hanno iniziata una rincorsa di cui ora avvertiamo il ritmo travolgente.
in un primo momento ci siamo illusi che avremmo ceduta la produzione di cose a basso componente di tecnologia, ma ora si sta verificando che quall'area si è dimodtrata capace di surrogare ogni nostra produzione, salvando quasi esclusivamente quella degli sati uniti d'america.
se qualcosa non cambia, le nostre economie dovranno divenire prevalentemente domestiche, e dovremmo rinunciare a buona parte della nostra partecipazione all'incremento della ricchezza mondiale.
non sarà facile convincere gli europei a rinunciare al loro status, alla loro sicurezza sociale, alla loro civiltà del lavoro, come sarebbe doveroso, perchè anche se non provoca morti, questa è una guerra economica che pretenderenbbe la coesione e lo spirito di sacrificio degli eserciti che vogliono vincere.
servirebbe più cultura, più produttività, meno privileggi e più coesione.
abbiamo lasciato all'india il primierato degli studi scientifici, alla cina la produzione di tutto.
alla luce di questi fatti, come può la finanza mondiale credere sulla solvibilità dei debiti pubblici europei? e come potrà l'europa difendersi dagli atacchi che riceverà in questo senso se non si toglie di dosso la spada di damocle delle scadenze di questo debito?
questo è la ragione principale che ci spinge a suggerire di trasfromare il debito pubblico come abbiamo già postato, altrimenti assisteremo all'impoverimento delle nostre nazioni, come la nobiltà borbonica ha assistito allo sgretolarsi della sua, dopo l'unità d'italia, con la dignità e l'indifferenza che il grande Totò sapeva interpretare da quel sommo maestro che è stato.

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